Deficit politico

Il focus della crisi italiana

di Saverio Collura

Il Premier Renzi ha vissuto un intenso fine settimana, prodigandosi in un tour de force che lo ha visto impegnato su tre fronti: il seminario di Cernobbio, la chiusura della Festa nazionale dell’Unità, l’incontro con il cantante ed opinion leader Bono Vox. Ha bacchettato un po’ tutti i suoi interlocutori, salvo Bono, impartendo ad ognuno “la lezioncina più appropriata”, ha ripetuto spesso il suo solito discorso auto celebrativo; ma quello che era essenziale che lui indicasse con chiarezza, parlando in nome e per conto del governo non lo ha mai detto: perché l’Italia nel biennio 2015-2016 avrà una crescita di almeno un punto percentuale inferiore a Germania-Francia-Spagna-Inghilterra; ma non ha nemmeno spiegato perché la crescita strutturale del Pil italiano nei 12 mesi trascorsi risulta essere, con il suo +0,5%, circa 1/3 del corrispondente valore medio dei paesi dell’aria euro(+1,5%). Eppure con la fine del mese di giugno erano già trascorsi oltre 16 mesi dall’insediamento del suo governo. Nel contempo, ancora, si è guardato bene dal considerare quanto va ripetendo il governatore della Banca d’Italia, quando dice: “ritengo che la stima di un effetto complessivo sull’economia dell’1% in due anni del Q. E. della BCE regga ancora”. Il Dr. Visco, pur con i toni felpati e propri delle autorità monetarie centrali, ci dice in sostanza che senza quei provvedimenti potremmo ancora essere in una situazione prossima alla recessione, con buona pace del Jobs-Act (una legge che comunque non ci stancheremo mai di apprezzare).
Gli italiani stanno vivendo questa fase sociale della vita del paese con un profondo senso di smarrimento, di incertezza e di paura di un futuro che non riescono ad immaginare come possa evolvere. Intuiscono l’inadeguatezza del sistema politico nazionale ad essere propositivo e risolutivo rispetto alla complessità ed alla gravità della crisi che attraversa la nazione. Sembrerebbe loro ineluttabile che debbano probabilmente convivere con una situazione di schizofrenia acuta del governo, che prospetta una corretta analisi dei mali del paese, ma opera in modo del tutto insufficiente per portare l’Italia ai livelli di sviluppo e di crescita dei principali paesi industriali europei. Ed analogamente vivono un profondo senso di smarrimento rispetto al dato di forze di opposizione parlamentare che evidenziano una chiara e forte inadeguatezza in termini di progettualità di governo. Su quest’ultimo aspetto è essenziale concentrare ora l’attenzione, evidenziando come una significativa parte dell’opinione pubblica oggi motiva il suo sconsolato e rassegnato sostegno a Renzi nel non intravedere nel panorama politico una diversa efficace proposta, e concludendo con la sconfortante considerazione: “ma quale è l’alternativa all’attuale governo”? Forse ignorando che questa affermazione rende ancora più complessa e problematica la funzione della politica in un paese democratico. Certamente non si può stigmatizzare un tale atteggiamento, perché esso trova chiara evidenza nella inconsistenza progettuale dell’attuale opposizione parlamentare. Il centro-destra, oltre a scontare una situazione articolata in termini di collocazione parlamentare (NCD e UDC hanno propri rappresentanti nel governo Renzi), non riesce a sviluppare una efficace analisi della situazione negativa del paese; e tantomeno riesce ad elaborare una progettualità idonea di governo. Cerca allora di ovviare ad una tale grave inconsistenza prospettando la necessità di pervenire “all’unificazione politica dei moderati”, che è soltanto un’ enunciazione verbale,di cui veramente non se ne comprende l’utilità. Oggi l’Italia non ha bisogno di prudenza e cautela, bensì di audacia, di cambiamento e di intraprendenza per liberare la nazione dai vincoli, dai ritardi e dalle inefficienze che appesantiscono e vessano le grandi potenzialità dell’Italia. Da qui l’inconsistenza delle posizioni politiche, che passano dalla improbabile “rivoluzione liberale” che qualche giorno fa Berlusconi ha rispolverato, dimenticando i suoi lunghi anni di governo; o dalla brutale caratterizzazione anti umanitaria di Salvini, che ignorando la storia, le motivazioni sociali e gli equilibri geopolitici attuali ritiene che tutti i mali del nostro paese si risolvono con “la guerra” ai profughi, agli extracomunitari, ai migranti; ignorando che recenti studi economici-attuariali indicano che se l’Italia vuole mantenere l’attuale livello di produzione della ricchezza nazionale anche nel prossimo ventennio si rende necessario il coinvolgimento di almeno 2-3 milioni di lavoratori in aggiunta alla normale forza lavoro nazionale. Senza una efficace preparazione sociale, culturale ed economica, una tale esigenza sarà difficilmente conseguibile; e ciò con buona pace delle affermazioni incaute di Salvini. A dire il vero, in questi ultimissimi giorni ha anche affermato che sarebbe felice di essere messo alla prova di governo; ma noi ci chiediamo su quali idealità, quali progetti, quale visione futura della società italiana dovremmo metterlo alla prova, avendo chiaro quanto lui sino ad ora ha saputo e voluto esprimere con il solo intento di rastrellare il consenso elettorale.
Il raggruppamento M5S, che rifiuta ogni riferimento e collegamento con le consuete categorie e con gli schieramenti politici propri del bipolarismo barbaro italiano, ha vissuto questa sua prima fase di attività parlamentare e sociale prospettando esclusivamente un’alternativa concentrata sulle negatività: contro le forze politiche, contro l’euro e l’Europa politica, contro la realtà drammatica dell’emergenza esodo. Forse di recente è cominciata a maturare in una parte del M5S una diversa attenzione ai problemi reali dell’Italia; ancora però purtroppo con un’analisi del tutto insufficiente. Senza una riflessione sui meccanismi socio-economici dello sviluppo, della crescita, della produttività, senza un’attenzione seria ai problemi della moneta unica e dell’Europa politica, senza una cognizione delle problematiche connesse ai meccanismi della finanza pubblica, del debito sovrano e della compatibilità complessiva del sistema paese non si può intravedere un futuro politico attivo per questa significativa parte dell’elettorato italiano, che invece potrebbe efficacemente contribuire, in un essenziale raccordo con le componenti politiche più avanzate e più moderne del sistema politico nazionale, alla soluzione della crisi in atto nel paese. Come abbiamo avuto modo di discutere nel nostro recente congresso nazionale, l’aspetto più grave e più complesso della crisi italiana non risiede nell’economia, bensì va individuato nelle gravi carenze del sistema politico nazionale. È per questo che abbiamo indicato l’esigenza dell’Altra Politica, dell’Alta Politica per la soluzione dei problemi dell’Italia: L’Alternativa Repubblicana, Liberal–democratica è la risposta.

Roma, 9 settembre 2015